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È bene distinguere due diverse voci che possono essere presenti in etichetta: il TMC e la scadenza vera e propria.

In ambito alimentare, la sigla TMC - Termine Minimo di Conservazione - rappresenta un indicatore presente sulle etichette dei prodotti confezionati, utilizzato per indicare la data entro la quale il prodotto mantiene le sue caratteristiche specifiche di qualità, come sapore, colore e consistenza, se conservato correttamente. Dopo il termine indicato, il prodotto potrebbe subire alterazioni e perdere le sue proprietà organolettiche, ma questo non significa che sia scaduto o non sia più sano, e che dunque vada gettato. Il TMC corrisponde alla dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”.

Mentre il TMC si riferisce alla qualità del prodotto, la data di scadenza indica il limite entro il quale il prodotto deve essere consumato per garantire la sicurezza alimentare. La dicitura riportata sulle etichette, in questo caso, sarà “da consumarsi entro”. Consumare un cibo dopo la data di scadenza potrebbe comportare rischi per la salute, mentre superare il TMC potrebbe significare solo che la sua qualità non è più ottimale (potrebbe avere una peggior consistenza, o avere perduto l’aroma originale).

In Italia, è entrata in vigore il 14 settembre 2016 la Legge Gadda che, oltre a definire il Termine Minimo di Conservazione, consente di donare i prodotti alimentari che hanno superato il TMC, sempre e solo nel caso in cui si sia certi che siano stati correttamente conservati e confezionati.

A cura di Confconsumatori Nazionale

Tutela del consumatore, 2024